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E alla donna disse: partorirai con dolore…

In Donne, Informazione, personale, uomini on 22 febbraio 2012 at 23:24

Ultimamente, per l’evidente ragione che nei giornali passa di tutto di più, a volte mi perdo le chicche più gustose o più mostruose del nostro sistema. Come tante altre volte la chicca non l’ha perduta l’amica blogger MadDog che col suo Aridaje ci illumina.

“Tutto questo, proprio a seguito della presentazione, a fine gennaio, delle nuove linee guida sul parto chirurgico, pubblicate dall’Istituto Superiore della Sanità, in cui si scrive che il parto cesareo è una strada percorribile solo quando il feto è in posizione podalica, quando la placenta copre il passaggio del feto o se la madre è diabetica e il feto pesa più di 4,5 chilogrammi.” Fonte
Tanto si sà che le donne devono partorire con dolore, mica si può intervenire se un bimbo che non ce la fa ad uscire perchè ha il cordone ombelicale legato intorno al collo, non semplicemente legato, no proprio, diciamo pure annodato, nel vero senso della parola. Certo non bastano otto ore di parto pilotato e il bambino che come uno jo-jo, ad ogni spinta, se ne torna nella sua bella posizione. Certo il cervellino va in crisi di ossigeno, certo che l’istinto lo spinge a non darti una mano, se ne sta lì, rannicchiato nel suo nido e ha deciso che proprio uscire non gli va, in barba a quello spocchioso di ginecologo che si vanta a saper far nascere i bambini… lui… il cretino.
Alle ostetriche che all’arrivo in ospedale con ginecologo di fine turno avevano visto la mal parata, lui aveva detto: “Pensate con la vostra testa… questo bambino lo faccio nascere io!” e sparisce per tutta la giornata. Le ostetriche già vedono come si mette la cosa e aspettano che termini il suo turno. “Quel “coglione” li fa nascere lui i bambini con il dolore delle donne”, dice una. “Abbi pazienza fra poco cambia il turno e vedrai che troveremo il modo” mi dice l’altra. E difatti dopo un’infinità di ore, viene il terzo ginecologo e tra una doglia e l’altra lo metto alle strette, faccio domante assennate, anche se ogni parola mi è difficile, il fiato mi viene a mancare e provo un freddo assoluto in una afosissima giornata di luglio. E lui finalmente decide: “Forse è meglio intervenire.”
E ha fatto benissimo, alla fine era la decisione che gli ha salvato il culo, quel bambino non sarebbe nato da solo e se, per caso, l’avessero fatto nascere a forza, avrebbe avuto probabili conseguenze e sofferenze cerebrali. Gli è andata bene stavolta, ed è andata bene pure a me. Quello era il tempo che il cesareo si poteva anche fare, non è che te lo negavano perchè costava troppo, senza contare, poi, quanto sarebbe costato all’ospedale un neonato nato morto e una puerpera che se ne usciva,  si sarebbe trasformata in una bomba a frammentazione.
“Partorire è una cosa naturale, le donne sono nate per questo, perchè dovremmo togliere loro il piacere di partecipare a questo grande evento?” Ma ci prendete in giro? Allora facciamo così: Uno lo fate voi di bambino e il secondo lo facciamo noi, tanto per “partecipare”. E ce ne sarebbero di cose da fare in piena e completa partecipazione, a cominciare dai cicli mestruali e poi tutti i casini ormonali che ci portiamo dietro. Sarà anche vero che i ginecologi degli ospedali o cliniche del sud ci marciano, magari basterebbe pagare un cesareo quanto costa un parto che il gioco sarebbe fatto. A nessuno verrebbe la voglia di proporlo per sfizio. E per quanto riguarda le donne, vogliamo una volta tanto, farle partorire senza  sforzi epici e dolori tantalici?
Non venite a dirlo a me cosa prevede la Genesi: “alla donna disse: moltiplicherò i tuoi dolori e il tuo gemito, con dolori partorirai i figli; e verso tuo marito la tua avversione, ma lui ti dominerà”… Ma che dio generoso e matrigno, l’epidurale non gli passava nemmeno per l’anticamera del cervello.
Basterebbe un po’ di buon senso. Il cesareo è sempre un intervento cruento e se è possibile evitarlo si deve fare, ma allora cerchiamo di accompagnare queste benedette donne nel percorso del parto, senza lasciarle sole e male accudite. Molte paure si superano e la sicurezza deriva proprio dalla possibilità di percorrere anche una strada estrema pur se il bambino non è podalico e la madre non è diabetica. Dare delle regole e minacciare l’invio dei Nas non porta certamente ad una libertà di decisione matura e ponderata.
Ancora il medico al posto di Dio, con la libertà di decidere la vita o la morte del proprio paziente e le donne ancora relegate alle fattrici di sempre, che se devono partorire almeno non si lagnino troppo e che ci costino non più del dovuto. Tanto è così naturale avere un bambino, però è sempre un uomo a dirlo.

38) Caos calmo

In Un libro al giorno on 16 luglio 2010 at 10:17

– Là! – dico
Abbiamo appena fatto surf, io e Carlo. Surf: come vent’anni fa. Ci siamo fatti prestare le tavole da due pischelli e ci siamo buttati tra le onde alte, lunghe, così insolite nel Tirreno che ha bagnato tutta la nostra vita. Carlo più aggressivo e spericolato, ululante, tatuato, obsoleto, col capello lungo al vento e l’orecchino che sbrilluccicava al sole; io più pridente e stilista, più diligente e controllato, più miometizzato come sempre. La sua famigerata classe beat e il mio vecchio understatement su due tavole che filavano al sole, e i nostri due mondi che tornavano a duellare come ai tempi dei formidabili scazzi giovanili – ribellione contro sovversione -, quando volavano le sedie, mica scherzi.

Soluzione
Titolo: CAOS CALMO
Autore : SANDRO VERONESI

Trama: “Mi chiamo Pietro Paladini, ho quarantatré anni e sono vedovo”. Si presenta così il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi. Un uomo apparentemente realizzato, con un ottimo lavoro, una donna che lo ama, una figlia di dieci anni.
Ma un giorno, mentre salva la vita a una sconosciuta, accade l’imprevedibile, e tutto cambia. Pietro si rifugia nella sua auto, parcheggiata davanti alla scuola della figlia, e per lui comincia l’epoca del risveglio, tanto folle nella premessa quanto produttiva nei risultati. Osservando il mondo dal punto in cui s’è inchiodato, scopre a poco a poco il lato oscuro degli altri – di quei capi, di quei colleghi, di quei parenti e di tutti quegli sconosciuti che, ciascuno sotto il peso del proprio fardello, accorrono a lui e puntualmente soccombono davanti alla sua incomprensibile calma. Così la sua storia si fa immensa, e li contiene tutti, li guida, li ispira; saggio, brillante, scettico, cordiale, imprevedibile, Pietro Paladini è l’uomo che procede a tentoni nell’atto del risanamento, e così facendo scioglie chimicamente l’oggi, vi ricava spazi con l’ingegno: avanza, sperimenta, conclude.
La scrittura avvolgente di Veronesi, la sua danza ininterrotta tra intelletto e parola è la corda con cui Pietro trae a sé il secchio dal fondo del pozzo, piano piano, senza alternative, determinando le condizioni per un finale inaudito, eppure del tutto naturale, in cui si scavalcano i limiti del possibile e si approda alla più semplice delle verità: l’accettazione della natura umana nella sua banale, eroica confusione di forza e debolezza.
Con Caos calmo Sandro Veronesi ci offre un’opera importante, la cui maturità espressiva sfiora le profondità dell’apologo, centrando il nocciolo duro di un’umanità che patisce fino allo spasimo, e che dinanzi alla quiete si meraviglia.

Quelle cose che so di lui

In amore, Giovani, uomini on 7 giugno 2010 at 13:03

Giulia è proprio incavolata con quella che chiama “mia madre” senza usare nessuna concessione. Matteo lo sa per esperienza che Giulia è sempre troppo radicale nei suoi malumori e che sua madre gliene procura parecchi. “Beh, però tuo padre è uno che mi sta un sacco simpatico, magari non mi farei adottare, ma a giocare a poker con lui è uno spasso…” Giulia non è gelosa del suo vecchio, non lo è nemmeno di suo fratello Lor che è come di prassi (almeno lui) l’occhio dritto di sua madre. Per fortuna suo padre lo chiama molto familiarmente papà. Effettivamente è anche lui simpatico a tutti gli amici e le amiche di Giulia. Ma lei sa bene Perché. Malgrado sia sempre stato angariato da sua madre (quella rompipalle), lui non si fa mai togliere il sorriso da nessuno. Sarà che ha sempre quell’aria indifesa e gioviale fino a confondersi con le persone comuni, ma lei sa che è un uomo attento e apprensivo. Si ricorda da sempre di averlo trovato alzato a qualsiasi ora tornasse a casa di notte. Lui dice di soffrire d’insonnia, sta seduto nello studio con la luce del tavolino accesa e un libro aperto davanti. Lei entra e passa davanti a quella porta: “Papà che fai ancora sveglio?” “Perché? E’ tardi?” sembra cadere dalle nuvole, ma lei giura di averlo visto poco prima alla finestra , mentre buttava un occhio alla strada e uno all’orologio. “Come hai passato la serata “topolina”?” E’ l’unico al mondo a dire cose sdolcinate senza essere ridicolo.
Giulia non avrebbe permesso a nessun altro di chiamarla così. Di lui le vengono in mente tutte le volte che lo aveva chiamato in aiuto suo e di qualche suo amico, smetteva sempre di fare il suo lavoro per ascoltarla e farsi disponibile. Ecco Perché non le è facile capire che ci facesse assieme a sua madre. Quello era un lato oscuro della sua personalità. Certo che non aiuta aver avuto una famiglia pazzescamente disgregata. Lei, suo nonno non l’aveva mai conosciuto, ma aveva come l’impressione che anche suo padre non ne sapesse un gran che. Nonna invece era ed è un cingolato d’assalto, ma solo per le cose sue, per quello che desidera fare, soprattutto può passare sopra la testa di suo figlio. Spesso papà parla degli anni della sua infanzia passati in campagna dentro ad una “comune” praticamente di sole donne e per giunta schifosamente femministe, donne che si trovavano facilmente in quegli anni. Era stato educato approssimativamente e in modo prevenuto. Poche concessioni all’amore familiare e molte alla libertà e all’autonomia, quando queste ultime non erano priorità.
Giulia pensa che il rapporto di sottomissione che ha con la moglie, ossia sua madre, dipenda o sia conseguenza di quel periodo confuso. Tutti abbiamo bisogno di amore incondizionato, suo papà più di tutti, ma soprattutto aveva bisogno di affetti sicuri e immutabili, di certezze. Giulia ricorda quando lui la metteva a letto e si inventava fantastiche storie solo per lei. Le aveva insegnato il suo credo morale e quello politico, parlando di “principi (poco azzurri)” che venivano spodestati dai contadini, che erano i proletari desiderosi di coltivare le loro terre e di non dover essere schiavi di un “padrone vanesio ed autoritario”. A pensarci bene le viene da ridere per la sua semplice ed evidente dabbenaggine. E’ stato bellissimo crescere con lui.
Quando mio papà si mescola ai miei amici non si riesce a capire chi sia il più giovane. Le sue rughe si stendono ed il sorriso prende vita. Tira fuori i suoi dischi che sono mitici e nella maggior parte introvabili. Si lascia saccheggiare la libreria e sembra godere che anche oggi i giovani siano così… così “attenti e preparati”. Mia madre allora si incazza. Ovviamente per lei così conformista quegli assalti a casa mia sono quelli di orde fameliche. Lei non si piega, lei giudica e detta legge. Certo che contro il nostro “muro”, comprendendo anche l’alleanza di mio fratello Lor, la sua denigrazione non può niente e finisce con il chiudersi sussiegosamente in camera sua o con l’uscire per andare a “trovare i suoi genitori” che, in quanto ad essere prevedibili e noiosi, non sono secondi a nessuno.
Quando mia madre esce, papà si mette ai fornelli e avvia le spaghettate epiche che resteranno nella memoria di una generazione (la mia), stappa il vino rosso che è di per sé “proletario” e alla fine della serata non disdegna qualche passaggio di “spino”. Parla di tutto con modestia e preparazione ed è una fonte inestinguibile di fatti e di aneddoti che ai miei amici piacciono un sacco. Ha conosciuto un sacco di personaggi che non ci si immagina. Ha fatto manifestazioni e avventure che sono passate alla storia. Ma non è mai palloso come chi vuole intromettersi in discorsi che non lo riguardano. Questo rende la sua presenza entusiasticamente accettata se non necessaria.
Se non avessi mio papà in quella casa non ci tornerei mai. Ottima è la scusa dell’Università, ma troverei qualche altra scusa, fossi matta a mettermi tra i piedi di mia madre, mi spulcerebbe tra le amicizie, tra i vestiti, tra i miei amori. Cazzo gliene frega a lei. Eppure si sente sempre in diritto di dire la sua e di voler intervenire nella mia vita.
Matteo guarda Giulia e sorride. “C’è nessuno in casa?…” dandole un buffetto in testa. “Non dirai mica che ora sono io il distratto?” “Sai Mat stavo pensando a mio papà, a quanto è bello trovarlo ad attendermi quando torno, ad essere sempre certa della sua presenza e della sua disponibilità. A volte penso che non riuscirò mai a trovare un ragazzo che mi possa dare la stessa tranquillità…” “Difatti non lo devi trovare. Ne hai già uno di padre e non ti basta?” “Sì hai ragione. L’amore filiale e l’amore paterno è diverso dall’amore verso il “principe azzurro, vanesio e comunque prevaricatore”.” Giulia ride di un ricordo lontano e Matteo non può che non capire cosa intendesse la sua ironia.
La sua più cara amica è fatta così e non la cambierebbe per tutto l’oro del mondo.

Quelle cose che so di lei

In Amici, Donne, Giovani, Ironia, La leggerezza della gioventù on 4 giugno 2010 at 13:35

Con Giulia non c’è mai fine alle discussioni. Oggi è incazzata nera: “La smettesse di rompermi le palle… ” Ce l’ha con sua madre che per gli esami non la lascia respirare.  “Ma ti sembra normale che si intrometta nella mia vita come se fossi una bambina dell’asilo? Non capisco mio padre come fa a resistere…” Era sempre la solita storia, Delia sua madre non può fare a meno di rompere, però è anche vero che Giulia è iscritta all’università in un’altra città e a sua madre potrebbe raccontare quello che vuole e glielo dico. “Smettila Matteo, non la giustificare, lo fai proprio tu che hai la madre che ti ritrovi.” “Beh poverina, non vedo perchè la devi proprio criticare, in fin dei conti e l’unica madre che ho!” Sapevo che scherzando l’avrei portata lontana dalle sue paturnie. “Ma di che cavolo stai parlando? Se potessi mi farei addottare da tua madre, altro che critiche! Tu non sai la fortuna che hai con una madre come la tua. Guarda secondo me neanche te la meriti!” Intanto stava già sorridendo. So che Giulia ha per mia madre una vera venerazione e a volte mi chiedo perché. Non che io non pensi che sia una brava madre, anzi, ma io a lei ci sono abituato e non mi accorgo quasi delle differenze. Deve avere delle qualità se tutti i miei amici le danno così facilmente del “tu” e le raccontano della loro vita neanche fosse una coetanea. Pensandoci bene è la più vecchia di tutti gli altri genitori eppure… Deve essere che lei il ’68 l’ha fatto davvero e a quelle cose lì ci ha anche creduto. Guai a dirle ex sessantottina, va subito su di giri, lei non è mai ex di niente, tanto meno del ’68. Fosse servito a cambiare il mondo. Lei si scusa sempre di non avermi consegnato un mondo migliore. Fosse colpa sua. Comunque io sono stato fortunato, lei non si lagna mai, non è mai stanca, non si fa commiserare, lavora come un mulo e oltre tutto cucina che è una meraviglia. Da chiederlo a quegli “scrocconi” dei miei amici! Le porte di casa sono sempre aperte, il frigorifero sempre pieno, i posti letto si moltiplicano, per forza che poi tutti si innamorano di lei. La cosa peggiore è che pure le mie ragazze le fanno il filo. Bella forza se è lei la prima a fare combutta. Al secondo pasto, a casa mia, tira fuori sempre gli episodi più ridicoli della mia infanzia… è un classico, tutti si divertono al di fuori di me. Però non scherza pesante, lei ridicolizza tutto, soprattutto sè stessa ed è per quello che le si perdona facile. Su lei comunque puoi sempre contare, sa fare le cose impossibili, su questo è geniale, ma sulle cose di tutti i giorni è una vera frana, non sta per niente alle regole, lascia andare.
Su molte cose le assomiglio o forse ho solo imparato da lei. Anch’io come lei riesco a leggere tre o quattro libri contemporaneamente, poi li abbandoniamo in giro e ce li rubiamo a vicenda. Se non la conosci bene pensi che sia una mamma come le altre, ma diffida perchè lei ti frega. Sa un casino di cose e sebbene non abbia potuto studiare più di tanto a volte ci batte tutti nei giochi di cultura generale, ma anche sull’informazione. Non sa niente di “gossip” e guarda poca televisione ma sta molto su internet e scrive anche su dei blog. Non parliamo poi di cinema che è la nostra passione. Lei è specializzata nei film fino a metà degli anni ’90 io per il resto. Pochi secondi e zac ti dice il titolo, gli attori, il regista, se è tratto da un libro e magari anche il numero di scarpe del cineoperatore. Per fortuna io la batto sul cinema attuale, ma a lei non dà fastidio, anzi mi sta ad ascoltare tutta ammirata e orgogliosa. Tra parentesi va a vedere il film che le consiglio..
Non interviene mai nella mia vita, ma è sempre molto attenta, una cosa tipo il “Falchetto Joe”. Insomma non mi scassa le palle, ma sembra sempre sapere tutto di me, chissà chi spiffera della mia cerchia di amici?!? Dice sempre che, se faccio qualcosa di sbagliato anche se sposato e con figli, se mi deve mollare un “memini” (così lei chiama gli schiaffoni, credo spolverando il suo latino antico, dove “memini” sta per “da ricordare”) lo fa senza esitare. Per lei tutto è uno strumento per insegnare e per imparare. E’ una maestrina nell’anima.
Con lei puoi parlare di tutto, non spara mai giudizi affrettati, ti ascolta e vuole capire, molto spesso dà consigli azzeccati e di buon senso, ma del tutto imprevedibili. Insomma non è una mamma classica, no, anzi potrebbe essere catalogata tra le “pazze scatenate” e forse per questo che i miei amici la rispettano e la considerano.
L’unica cosa che la fa uscire dai gangheri sono gli “spinelli” perchè lei figlia dei fiori e fautrice dell’amore libero non se n’è mai fatto uno. Qualche volta scherzando glielo chiediamo “Ma come? mai uno spinello? Ma che sei un’aliena? Lei imbarazzata borbotta: “No, è che gli spinelli rovinano gli stivali nuovi!” Ridacchia senza spiegare perchè, ma credo che dietro quest’affermazione ci sia una storia che varrebbe la pena ascoltare.
Giulia intanto mi ha schioccato le dita davanti al naso: “Ahò Matteo, dove sei finito con la testa. Anche se con te, parlare di testa, mi sembra azzardato! Insomma, mi ascolti? Ma lo sai che ha fatto ieri?” “Chi?” “Ma mia mamma… uffa… con te non c’è gusto, non puoi capire queste cose, che ne sai tu, finisce davvero che vado da tua mamma e chiedo asilo politico”.

L’altra metà del cielo si confida

In Donne, uomini on 20 Maggio 2010 at 14:51

Avevano organizzato una partita di calcetto. Non è che avessero proprio l’età per queste cose, ma era divertente ritrovarsi e fare una serata a “sfottò” e pacche sulla spalla, come si confà ai veri uomini. Quella sera però il tempo si era messo proprio al brutto, un forte temporale aveva calmato gli animi e quindi si erano rifugiati al bar del loro amico Gino per bere qualche cosa e per fare una bella partita di ciaccole maschili. Senza tanti preamboli Gino, mentre prende le ordinazioni, butta lì che stava leggendo con interesse sul suo portatile un post sul blog di Ross che anche gli altri conoscevano dal tempo delle compagnie giovanili e pone agli altri la domanda un po’ provocatoria: “Ma voi avete donne che fingono?” Ovviamente l’argomento li “ingrifa” tutti quanti e si mettono a tirare giudizi, senza con quello voler entrare troppo nel personale.
Guido spara subito la sua bordata: “Guarda a me non me ne potrebbe fregare di meno, basta che si lasci scopare, poi che finga o meno sono solo fatti suoi.”
Lele, che ormai ha una fidanzata storica alla quale è pure molto affezionato, cerca di mediare dicendo: “Eh, no, non è così semplice. Tu dovresti comunque impegnarti per far godere pure lei. Non è mica una macchinetta per i caffè. Introduci la moneta e automaticamente esce e te lo bevi. Eh no, bisogna avere un po’ di attenzione, dedicarci del tempo, farla sentire a suo agio, farle delle coccole, dei complimenti… insomma, sai… i preliminari, quella cosa li.” Intanto pensa alla sua Barbara che negli ultimi tempi sembra un po’ distratta e che trova sempre qualcosa da fare all’ultimo momento per tardare la loro intimità.
Diego taglia la testa al toro: “Ma dai, si capisce subito se una donna finge. Non sono mica uno scemo. E poi a pensarci bene cosa potrebbero chiedere di più se non un maschio vigoroso come sono io. Non so se mi spiego?!?”
Guido gli risponde sornione: “Eccomenò! Sarà proprio per quello che fingono così bene!”
Dopo le solite risate da copione Gino interviene, tentando almeno un po’ di autocritica: “A pensarci bene, quando vivi una vita come la mia, torni a casa a notte fonda e sei tanto stanco da non poterne più, ai preliminari non ci pensi proprio, altrimenti finisci con prendere sonno durante. E poi, pure lei, pensi davvero che gradisca di essere svegliata alle due di notte per una seduta veloce di sesso?”
Aldo che si è sposato giovanissimo e ormai ha sulle spalle un matrimonio più che trentennale si giustifica: “Io non so come la pensa Caterina, certamente che a me per fare all’amore mi ci vuole un bel po’ di fantasia. Anche per me lei è la stessa santa minestra, sinceramente devo aiutarmi pensando a qualche attrice superdotata per arrivare al dunque. Cate non si è mai lagnata e per questo ho sempre pensato che quello che le davo bastasse…”
Lele: “E magari non basta…”
Guido: “Ma che cacchio vogliono da noi? Non dovremmo mica metterci a recitare poesie no? Scopare è scopare e non ci vogliono molte invenzioni.”
Lele: “Guido, temo che sia per quello che le donne se hanno il coraggio di prenderti alla fine ti mollano come un lebbroso…”
Altre risatelle di circostanza. Ma il dubbio sembra farsi strada. Gino, sarà perché è il più grande di tutti, tenta di mediare: “In effetti che senso ha preoccuparsi di una donna che non ti interessa se non per fare sesso. Anche se, ad onor del vero, a tutti piacerebbe fare una bella figura e magari essere ricordato dai posteri. Certo che hai un bel dire “sono stanco”, ma la tua donna ha pure diritto di trovare gusto in quello che fai assieme. Non dovrà pagare sempre i tuoi umori e le tue preoccupazioni no?”
Lele: “Anche io penso che bisognerebbe parlare di più con la propria compagna. Bisognerebbe gratificarla. Insomma si sa che le donne sentono differente e quello che fa sballare te, a loro potrebbe non smuovere niente. Ci avete mai pensato? Per noi uomini esiste il Viagra, ma per loro che cosa c’è? Nessuno si è mai preoccupato di scoprire la pillolina che procuri loro un piacere soddisfacente. Che sia vero che noi uomini pensiamo solo a noi stessi?”
Aldo: “Però a me seccherebbe un casino avere per le mani una donna che finge. E’ un comportamento da vera puttana no? Perché dovrebbe mentirmi, chi le dà questo diritto?”
Gino: “Ma non hai capito che quasi tutte mentono per non ferirci e non farci star male?”
Aldo: “Ma tu lo sopporteresti?”
Gino: “Mi sa che lo sopporto, sì, almeno una volta alla settimana.”
Guido: “Ehi, ma perché non chiediamo a questo Davide come fa? Magari ci fa capire cosa fa alle donne perché ne siano entusiaste.”
Gino: “Ma Guido, sei proprio duro eh? Quello non è un racconto di realtà, è solo una provocazione per parlare dei rapporti tra gli uomini e le donne…”
Guido: “Ah ma allora possiamo stare tranquilli, non esistono uomini, come Davide, che ci insidiano le donne, vero?”
Lele: “No, caro Guido, purtroppo no… ovviamente purtroppo per loro, le nostre donne.”

L’amica del cuore.

In Amici, amore, Giovani, La leggerezza della gioventù on 19 marzo 2010 at 13:02

Aveva preso il treno del pomeriggio, dopo il corso all’università, ed era stanco e preoccupato per Elena. Era stata dura alzarsi presto al mattino e poi prendere il treno per correre da lei, ma era un caso di emergenza. Elena gli era sembrata disperata. In treno si era messo le cuffie del suo mp3 e finalmente si era preso il tempo di pensare alla telefonata della sera prima. Sinceramente non ci capiva un’acca. Elena non si era mai comportata così. Non era una che si faceva prendere dalle emozioni e poi tutto quel casino… non riusciva a valutare come sarebbe stato meglio comportarsi. Assecondare lei e prendersela con Luca, oppure difenderlo minimizzando l’accaduto? Ovviamente, come prima cosa, andare a Roma per abbracciarla, ma poi… sì certo, farsi raccontare la sua versione dei fatti. Mica era convinto che Luca si fosse comportato così, proprio da… bastardo. Anche Luca era un amico, per quanto… insomma Elena lo era di più e Luca non avrebbe dovuto farle del male perchè sapeva che se la doveva vedere anche con lui. Pensando a lei si stupiva che avesse perso così il controllo. Aveva tirato giù dei moccoli madornali… aveva chiamato Luca con tutti i termini coloriti che riservava in genere ai fascisti. Per quanto lo riguardava non poteva fare niente di diverso. Andare da lei a raccogliere i “cocci” insieme. Però Luca che… merda se l’aveva davvero tradita con la Kuki. Va bene che aveva due tette da far girare gli occhi ad un santo, ma tradire Elena… Insomma era anche vero che lei era una gran rompipalle, vero anche che non era mai stata una ragazza malleabile, sempre con le sue idee e le sue passioni, con quelle certezze che a volte ti facevano sentire una nullità. “Giulio, ma sei proprio uno sfigato!” Con quelle parole carine poi lo metteva sempre in piedi. Che testamatta. Lo sapeva che l’avrebbe trovata mortificata, depressa e facile all’invettiva e alle lacrime e sapeva anche che ci sarebbe andato di mezzo lui assieme a tutti gli altri uomini del mondo. Ma che ci poteva fare, bastava che dopo si sentisse meglio e ritornasse a sorridere. Lo stava aspettando una lunga notte senza riposo. Lo sapeva che si sarebbero messi davanti ad una bottiglia di vino e ad un posacenere fino a che la bottiglia non fosse stata scolata e il posacenere non fosse stato riempito fino all’orlo. Avrebbero fatto le quattro di mattina a parlare. Poi sarebbero finiti stremati a letto e lui l’avrebbe tenuta nel suo abbraccio consolatorio fino al giorno dopo. Andava così tra loro fin da quando erano ragazzi. Lei si infilava sotto le sue coperte a parlare per ore e lui faceva la figura dello sfigato perchè non gli era passato mai per la testa che lei era anche una donna e pure molto carina. Qualche volta si bisticciavano perchè lei fumava anche a letto e lui, che ne provava fastidio, doveva aprire la finestra, qualsiasi tempertura ci facesse fuori. Ma Elena era così. Elena era tenera, ma era anche una frana. Però lui sapeva anche che era sempre pronta a stare ad ascoltare i suoi cazzeggi quando decideva di mollare una ragazza. Anche quella volta di Valentina. Certo a lei piaceva Valentina, per questo alla fine gli aveva gridato: “Ma allora sei proprio un pezzo di merda.” E lui si era preso stoicamente l’epiteto perchè sapeva che aveva ragione, che lasciare quella ragazza l’avrebbe rimpianto a lungo. Forse per sempre… Ma ora era il turno di Elena. Povera Elena perchè cascava così male con i ragazzi? Sciocchezze, per Luca pure lui ci avrebbe messo la mano sul fuoco e ora avrebbe potuto chiamarsi Scevola. Luca così serio, così innamorato, così perbenino… sempre bei voti, facoltà di ingegneria, grandi progetti al seguito e zac che ti casca sulla Kuki, che poi sarebbe un bel pezzo… se non fosse che faceva raccolta di neolaureati come fossero trofei. Non per essere moralista, ma Kuki al limite era da una botta e via. Mica ci si gioca la ragazza no? Povera Elena. Però Luca che stupido. Anche questa volta sapeva che lei gliene avrebbe dette di tutti i colori, tanto per non cambiare le abitudini lei se la prendeva sempre con chi aveva più vicino. Comunque come al solito lui contava di dirle le solite scemate e di prenderla un po’ in giro in modo da farla ridere e di farle passare le uggie. Giulio sapeva perchè la conosceva bene e si inteneriva a pensare: “Tanto alla fine mi dirà, come sempre, che sono scemo, ma che malgrado tutto le sono mancato un casino.”