![resist](https://laltrametadelcielo.wordpress.com/wp-content/uploads/2011/04/resist.jpg?w=297&h=300)
Stamattina l’ho conosciuto: Mario Dalla Venezia, Brigata Garibaldi, compagnia F. Biancotto, classe 1915, 93 anni, due gambe stanche ed un bastone… abbiamo parlato insieme per un lungo tratto del “Percorso della Memoria”, che si snoda per Venezia toccando luoghi legati alla Resistenza fino a raggiungere il Campo del Ghetto, il primo ghetto ebraico purtroppo, che nacque proprio qui in questa città.
“Orfeo” mi racconta che il 25 aprile lui era in carcere già da un mese e mezzo e quando fu liberato, dovette imbacuccarsi dentro ad una sciarpa perché le sevizie che aveva ricevuto gli aveva sfondato un timpano e sbriciolato uno zigomo rendendogli un occhio quasi inservibile. “Mi picchiavano da dietro, sulle orecchie, con un sacchetto di sabbia, fino a farmele sanguinare, avevo due bistecche, vede come sono grandi e schiacciate?” Me le mostra ridendo. Penso: strano lo racconta come se questo non fosse successo a lui.
Mi racconta anche chi l’ha tradito, ma non porta rancore, dice che a quel tempo la gente faceva qualsiasi cosa per mangiare. Mi racconta che i partigiani di Venezia avevano una situazione diversa, molti non potevano nascondersi in montagna, dovevano comunque e sempre mostrare la loro faccia oppure nascondersi dentro a case di parenti e amici, al massimo in campagna. Mi racconta che nelle nostre montagne vicine, nel Cansiglio, c’erano molti combattenti che si nascondevano, ma che mancavano delle cose più elementari, per esempio avevano un paio di scarpe in due, quindi venivano usate solo da chi faceva la sentinella.
Un giorno venne a sapere che suo padre, ignaro, doveva trasportare un carico di scarpe (di una grossa ditta della provincia), pertanto loro come se fossero in un gioco, incaricarono un “ladro” di mestiere a rubare le scarpe, senza però far scoprire la merce che mancava, anche per non mettere in difficoltà il padre. Riuscirono a fornire scarpe per tutta la compagnia, mandando le staffette donne con un paio di scarpe alla volta su in montagna.
Ridacchia divertito ai suoi ricordi, chissà quante storie mi potrebbe raccontare ed io non mi stancherei di ascoltarle. Ma il percorso è lungo e oggi fa caldo. Lui suda, si vede che è stanco, ma non vuole mollare. Io dico: “Signor Mario, non esageri, si tenga in vita il più a lungo possibile, anche questo vuol dire resistere. Ricordi sempre e non smetta mai di parlarne!” Mi fa cenno di sì, mi guarda e mi sorride, col suo viso pieno di rughe, mi dà la mano e mi dice: “ Arrivederci!” e tutti e due ci diciamo “Grazie!”, ma io ho più ragioni per ringraziare, davvero molte di più.
Eravamo partiti in trecento (giovani e forti?), un numero sparuto per una festa del 25 di Aprile, alcune bandiere di varie provenienze, tutte dietro alle “colonnelle” dell’ANPI, ma, incredibile, lungo la strada la gente affluiva, a decine, a centinaia, un fiume umano allegro e canterino si snoda per la città. Ora mi ricordo un’altra importante ragione per cui io amo tanto Venezia. “Ciao…” “Ciao…” Tanta gente si conosce, si mescola, chiacchiera, i bambini si rincorrono, l’aria è festosa, amichevole…
Si arriva in Campo al Ghetto dove c’è la Sinagoga, si depone una corona d’alloro, si alzano le bandiere, si applaude, qualcuno parla dal palco: una ragazza giovane. il Rabbino capo, anche il nostro Sindaco che fa un discorso così appassionato e accorato che restiamo lì, basiti. Ma come, dov’è finito il distacco del filosofo? Quello dell’intellettuale cinico? “Ehi! è tornato il nostro Sindaco… è tornato e noi ne andiamo fieri, perché ha parlato come uno di noi, ha parlato a noi e tutti lo abbiamo capito” (ha detto una sola parola difficile “metafisica”, ma la sapevo e quindi l’ho perdonato. ;-))
Adesso è finita la gente resta a parlare alcuni vanno… “Dai andiamo a prendere uno “spritz?”, “Come no!” “E’ bello trovarsi, almeno fino a che questa festa non viene annullata”, “Seeehhhh hai voglia!”
Prendo la strada di casa con il sole nel cuore, chiamo mio figlio a Firenze, risponde: “Sono anch’io in piazza con l’ANPI, mamma, e siamo in tanti… torno domenica, a presto, ti voglio bene.”
25 aprile 2008
questo Link riguarda il fondo: convitto scuola F. Biancotto che si prodigò per raccogliere e far studiare i figli dei partigiani:
http://iveser.it/index.php?option=com_content&task=view&id=215&Itemid=62
quest’altro Link riguarda la Beffa del Teatro Goldoni di Venezia, Brigata Garibaldi, F. Biancotto.
http://anpispinea.blogspot.com/2010/07/la-beffa-del-teatro-goldoni.html
Vedi anche questa testimonianza di uno dei protagonisti.