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22) Va’ dove ti porta il cuore

In Un libro al giorno on 29 giugno 2010 at 12:00

Sei partita da due mesi e da due mesi, a parte una cartolina nella quale mi comunicavi di essere ancora viva, non ho tue notizie. Questa mattina, in giardino, mi sono fermata a lungo davanti alla tua rosa. Nonostante sia autunno inoltrato, spicca con il suo color porpora, solitaria e arrogante, sul resto della vegetazione ormai spenta. Ti ricordi quando l’abbiamo piantata?
Avevi dieci anni e da poco avevi letto il Piccolo Principe. Te l’avevo regalato io come premio per la tua promozione. Eri rimasta incantata dalla storia. Tra tutti i personaggi, i tuoi preferiti erano la rosa e la volpe; non ti piacevano invece i baobab, il serpente, l’aviatore, né tutti gli uomini vuoti e presuntuosi che vagavano seduti sui loro minuscoli pianeti. Così una mattina, mentre facevamo colazione, hai detto: «Voglio una rosa». Davanti alla mia obiezione che ne avevamo già tante hai risposto: «Ne voglio una che sia mia soltanto, voglio curarla, farla diventare grande».

Soluzione

Titolo : VA’ DOVE TI PORTA IL CUORE

Autore: SUSANNA TAMARO

tema: Nonna e nipote sono vissute in due per parecchi anni. Diventata oramai quasi adulta, la ragazza decide di partire per l’America. Tra le due, che si sono separate in seguito ad un periodo di crisi, vige il patto di non contattarsi per un periodo più o meno lungo. Oramai malata, l’anziana (Olga) ritiene di non avere più abbastanza da vivere per rivedere sua nipote. D’altro canto, ella sente l’assoluto bisogno di confidare a sua nipote le sue sensazioni ed alcuni suoi segreti (vedi trama). Si pone dunque il dilemma se rompere il patto e cercare di contattare la giovane, oppure tacere, rischiando di fare un grave torto a sua nipote (la quale, al suo ritorno a casa, potrebbe chiedersi come mai nessuno l’abbia mai informata della malattia della nonna). Dato che entrambe le soluzioni sono assai insoddisfacenti, Olga decide di lasciare alla nipote per iscritto quanto ha da dire.Scrive così una lettera-diario indirizzata alla giovane. Anche ritornando dall’America dopo la morte di Olga, la ragazza sarà senz’altro in grado di trovare il diario e leggere il messaggio. Durante l’esposizione dei fatti viene tra l’altro descritta in maniera approfondita la figura di Ilaria figlia di Olga e madre della ragazza.

L’altra metà del cielo si confida

In Donne, uomini on 20 Maggio 2010 at 14:51

Avevano organizzato una partita di calcetto. Non è che avessero proprio l’età per queste cose, ma era divertente ritrovarsi e fare una serata a “sfottò” e pacche sulla spalla, come si confà ai veri uomini. Quella sera però il tempo si era messo proprio al brutto, un forte temporale aveva calmato gli animi e quindi si erano rifugiati al bar del loro amico Gino per bere qualche cosa e per fare una bella partita di ciaccole maschili. Senza tanti preamboli Gino, mentre prende le ordinazioni, butta lì che stava leggendo con interesse sul suo portatile un post sul blog di Ross che anche gli altri conoscevano dal tempo delle compagnie giovanili e pone agli altri la domanda un po’ provocatoria: “Ma voi avete donne che fingono?” Ovviamente l’argomento li “ingrifa” tutti quanti e si mettono a tirare giudizi, senza con quello voler entrare troppo nel personale.
Guido spara subito la sua bordata: “Guarda a me non me ne potrebbe fregare di meno, basta che si lasci scopare, poi che finga o meno sono solo fatti suoi.”
Lele, che ormai ha una fidanzata storica alla quale è pure molto affezionato, cerca di mediare dicendo: “Eh, no, non è così semplice. Tu dovresti comunque impegnarti per far godere pure lei. Non è mica una macchinetta per i caffè. Introduci la moneta e automaticamente esce e te lo bevi. Eh no, bisogna avere un po’ di attenzione, dedicarci del tempo, farla sentire a suo agio, farle delle coccole, dei complimenti… insomma, sai… i preliminari, quella cosa li.” Intanto pensa alla sua Barbara che negli ultimi tempi sembra un po’ distratta e che trova sempre qualcosa da fare all’ultimo momento per tardare la loro intimità.
Diego taglia la testa al toro: “Ma dai, si capisce subito se una donna finge. Non sono mica uno scemo. E poi a pensarci bene cosa potrebbero chiedere di più se non un maschio vigoroso come sono io. Non so se mi spiego?!?”
Guido gli risponde sornione: “Eccomenò! Sarà proprio per quello che fingono così bene!”
Dopo le solite risate da copione Gino interviene, tentando almeno un po’ di autocritica: “A pensarci bene, quando vivi una vita come la mia, torni a casa a notte fonda e sei tanto stanco da non poterne più, ai preliminari non ci pensi proprio, altrimenti finisci con prendere sonno durante. E poi, pure lei, pensi davvero che gradisca di essere svegliata alle due di notte per una seduta veloce di sesso?”
Aldo che si è sposato giovanissimo e ormai ha sulle spalle un matrimonio più che trentennale si giustifica: “Io non so come la pensa Caterina, certamente che a me per fare all’amore mi ci vuole un bel po’ di fantasia. Anche per me lei è la stessa santa minestra, sinceramente devo aiutarmi pensando a qualche attrice superdotata per arrivare al dunque. Cate non si è mai lagnata e per questo ho sempre pensato che quello che le davo bastasse…”
Lele: “E magari non basta…”
Guido: “Ma che cacchio vogliono da noi? Non dovremmo mica metterci a recitare poesie no? Scopare è scopare e non ci vogliono molte invenzioni.”
Lele: “Guido, temo che sia per quello che le donne se hanno il coraggio di prenderti alla fine ti mollano come un lebbroso…”
Altre risatelle di circostanza. Ma il dubbio sembra farsi strada. Gino, sarà perché è il più grande di tutti, tenta di mediare: “In effetti che senso ha preoccuparsi di una donna che non ti interessa se non per fare sesso. Anche se, ad onor del vero, a tutti piacerebbe fare una bella figura e magari essere ricordato dai posteri. Certo che hai un bel dire “sono stanco”, ma la tua donna ha pure diritto di trovare gusto in quello che fai assieme. Non dovrà pagare sempre i tuoi umori e le tue preoccupazioni no?”
Lele: “Anche io penso che bisognerebbe parlare di più con la propria compagna. Bisognerebbe gratificarla. Insomma si sa che le donne sentono differente e quello che fa sballare te, a loro potrebbe non smuovere niente. Ci avete mai pensato? Per noi uomini esiste il Viagra, ma per loro che cosa c’è? Nessuno si è mai preoccupato di scoprire la pillolina che procuri loro un piacere soddisfacente. Che sia vero che noi uomini pensiamo solo a noi stessi?”
Aldo: “Però a me seccherebbe un casino avere per le mani una donna che finge. E’ un comportamento da vera puttana no? Perché dovrebbe mentirmi, chi le dà questo diritto?”
Gino: “Ma non hai capito che quasi tutte mentono per non ferirci e non farci star male?”
Aldo: “Ma tu lo sopporteresti?”
Gino: “Mi sa che lo sopporto, sì, almeno una volta alla settimana.”
Guido: “Ehi, ma perché non chiediamo a questo Davide come fa? Magari ci fa capire cosa fa alle donne perché ne siano entusiaste.”
Gino: “Ma Guido, sei proprio duro eh? Quello non è un racconto di realtà, è solo una provocazione per parlare dei rapporti tra gli uomini e le donne…”
Guido: “Ah ma allora possiamo stare tranquilli, non esistono uomini, come Davide, che ci insidiano le donne, vero?”
Lele: “No, caro Guido, purtroppo no… ovviamente purtroppo per loro, le nostre donne.”

Fingere

In Donne on 20 Maggio 2010 at 9:33

Eravamo le solite quattro amiche al tavolino del bar. Tutte e quattro con un bicchiere di colore diverso davanti. Chi l’acqua tonica, chi la meno dietetica Coca Cola, chi l’aperitivo e chi la rinfrescante acqua e menta. Insomma quel tanto per confermare che ognuna di noi ha il suo gusto personale e non si confonde con le altre. Sapete come s’inizia, prima col parlare degli amici, del lavoro e poi alla fine si finisce di parlare di uomini. Posso immaginare che sia un po’ come succede in “Sex in the city”, ma posso solo immaginare perché sinceramente non ne ho visto mai nemmeno una puntata. Non è mai stato facile parlare di sesso fra di noi, eppure qualche volta capita, magari prima si generalizza, ossia di parla degli altri e poi si finisce col passare al personale.
Vera stava parlando del suo matrimonio in crisi, e con finta leggerezza ci dice che il desiderio sessuale da molto tempo non fa più parte dei suoi entusiasmi. Ovviamente pur se aleggia quella sensazione di instabilità nel rapporto col marito cercava almeno di dargli una parvenza di sicurezza e si regolava assecondando la sua libido. Lidia che è sempre quella diretta le chiede a bruciapelo: “Insomma ci vai a letto e alla fine fingi di avere un orgasmo?” Vera vagamente imbarazzata confessa che in effetti è così. Lidia non la lascia continuare e le corre in aiuto: “Ma dai, credi davvero di essere l’unica? Anch’io con Antonio oramai faccio il mio bel teatrino. Il piacere è un oggetto dimenticato nella mia quotidianità.” A dire il vero, Lidia fa sempre la spregiudicata, ma lo è molto meno di quello che pare.
Vera cerca di spiegare. “Vedete, non è che mi piace proprio fingere, ma mi sembra che almeno mantenere questa forma di normalità faccia bene al nostro rapporto. A me non costa niente dargli la soddisfazione di riuscire a soddisfare il mio piacere. Ci mancherebbe che dovessimo litigare anche su questo…” Lidia rincara la dose: “Beh! per quello nemmeno a me costa troppa fatica e ormai è da anni che non riesco a provare nessuna curiosità, nessun desiderio e per quanto riguarda il piacere… no, non c’è proprio modo. Antonio mi vuole bene, ma non si è mai preoccupato di quali siano le mie necessità. Lui pensa che basti fare quattro salti e tutto è fatto… niente fantasia, nessuna novità… diciamo che è come mangiare la stessa minestra tutti i santi giorni. Mi direte, ma perché non glielo dici? Beh! è che so che ci resterebbe troppo male. Si sentirebbe inadatto. Entrerebbe in crisi. Ed io sinceramente… insomma preferisco fingere che affrontare una guerra che non è possibile vincere.”
Sabrina che era stata zitta fino ad allora chiede abbozzando un sorriso forzato: “Ma dico, ragazze, non è che si tratta di una epidemia? Pure io, in quanto a sesso, vado maluccio. Carlo ci mette sempre molta buona volontà, ma non è abbastanza. Penso sempre che se mi rilassassi e mi lasciassi andare completamente, magari riuscirei a superare l’ostacolo. Ci metto  sempre anche io tanta buona volontà, mi do da fare, mi intestardisco… ma poi finisco frustrata e stremata, mi sale una rabbia che controllo solo se riesco a vedere il suo piacere. Credo che lui non si ponga il problema di quanto piaccia a me, ma confonde il suo piacere con il mio, accetta quello che gli offro come la prova del mio desiderio, e pure questo è un modo di fingere.”
Le tre, dopo la confessione, guardano me con quell’aria che sottintende che pure io devo raccontare la mia storia. Ma come posso fare? Personalmente le cose mi vanno alla grande. Avevo avuto dei compagni molto atletici anche dal punto di vista sessuale che mi avevano deluso terribilmente, ma non era colpa loro, il problema stava in me. La questione era banale e col mio ultimo compagno me ne ero resa conto pienamente. Provare piacere è una situazione che coinvolge certamente i sensi, il corpo o il basso istinto animale che c’è in noi, ma per me la strada del mio piacere passava dal cervello al cuore e poi coinvolgeva il mio corpo. Fino a qualche mese prima non lo sapevo. Mi accontentavo di un semplice compiacimento fisico che significava una certa normalità. Non arrivavo a niente di più, non mi abbandonavo mai, non mi rilassavo e non avevo neppure tanta voglia di fingere. Poi improvvisamente, quando ormai avevo perso ogni speranza di sapere cosa fosse un orgasmo, il destino mi ha messo di fronte ai fuochi d’artificio della mia libido pur se a me pareva quella di un corpo avviato al naturale declino.
Cosa avrei potuto raccontare alle mie amiche senza creare loro una buona dose di stupore e di invidia? Potevo raccontare di tutto il tempo che io e lui passavamo a ridere e a baciarci sul letto o sotto la doccia? Potevo far immaginare le fantasie più ardite realizzate con un comune sorriso sulle labbra? Potevo dire che il piacere a me si ricaricava subito e che non mi stancavo mai? Magari avrei potuto raccontare solo quello che mi succedeva prima di incontrare Davide. Magari avrei potuto dire che essendo agli inizi provavo ancora un certo entusiasmo per il mio partner pur se non era troppo atletico insomma che la cosa era semplicemente normale. Oppure avrei potuto dire finalmente tutta la verità. Avrei potuto spiegare che non ci si deve accontentare, che a fingere si perde la voglia di vivere, che il desiderio fa bene alla salute e che mai mi ero sentita così bene. Parlare con loro mi sembrava come tuffarmi sull’acqua fonda senza prendere fiato a sufficienza. “Ragazze! Che vi devo dire? Non so bene come e non so bene perché, ma a me non serve fingere e la cosa mi rende molto felice.” Forse quello che avevo detto era troppo poco, ma loro mi ora mi guardavano con quegli occhi che promettevano di non darmi pace fino a che non raccontavo tutto nei minimi particolari. “Oddio, chi mi salverà” non avevo mai pensato di diventare, per colpa del sesso, un nuovo fenomeno da baraccone.

Ce ne stavamo un pomeriggio a passeggiare

In Amici, Blog, Donne on 2 marzo 2010 at 0:20

Sei arrivata da un altro paese. Un viaggio lungo e faticoso, ma non sentivi ancora la fatica perchè quel viaggio ti prometteva molto. Mi avevi mandato un sms “Non aspettare. L’aereo porta un ritardo pazzesco. Sciopero dei controllori di volo. Odio i francesi!” Pareva una dichiarazione di guerra. Io ci avevo creduto fino a che non ti ho vista scendere dal motoscafo. Piccolina e minuta come le fatine nelle favole. Sei la folletta irlandese più improbabile che potessi immaginare. Certo non è quello il tuo paese. Sei nata a Milano, ma le radici le tieni in Sicilia da dove ti sei portata appresso una cascata di riccioli scuri. Ma un’isola vale l’altra se il senso è scappare da un territorio che forse non ti era congeniale. Allora erano anni che si vivevano in fretta, che si consumavano sotto le nostre scarpe come cicche calpestate. Avevo avuto voglia subito di abbracciarti, ma dovevo ricordare che non eri, malgrado le dimensioni una bambina. Un passaggio a casa per lasciare la sacca e poi in giro a raccontarci le nostre storie.
La mia è una città magica. Si srotola sotto i piedi in mille frammenti di luce e foschie. Siamo partite alla sua conquista, parola dopo parole, confidenza dopo confidenza. Due donne fisicamente totalmente agli opposti, ma la stessa voglia di entrare nell’anima dell’altra per la stessa necessità di empatia. Le nostre vite così diverse e così simili. Le delusioni e i sogni che non vogliono morire mai. Come non capire che senza mai conoscerci ci conoscevamo gia? Eppure lo sapevamo. Al di fuori dei nostri blog noi eravamo quello che avevamo sempre mostrato. Noi uscite dal mondo virtuale, eravamo più reali di quello che sognavamo. Ci siamo sedute in mezzo alla piazza,  su una passerella, come due ragazzine squattrinate di altri tempi. Abbiamo parlato di noi e dei nostri figli, con l’amore che solo due madri possono avere. Ci siamo liberate dei gravami di una vita fino a che il freddo ci ha fatto sloggiare. Ora potevamo rientrare nel mondo. Ora riprendevamo il possesso del mondo degli altri.
Era stato il nostro pomeriggio, quello che ci avevamo promesso da molto tempo. Da adesso in poi avremmo ridato il nostro tempo anche agli altri.
Per il resto il week end è stato sereno, passato tra amici attorno ad un caminetto acceso e con il sorriso fra le labbra. Un altro aereo ti ha portato via, ma un altro in futuro ti riporterà. Come hai giustamente fatto notare, cara amica, le partenze sono necessarie per generare dei ritorni ed io so che tornerai. E ti aspetterò come sempre con la disponibilità del mio cuore. 🙂