rossaurashani

Tutta colpa del labirinto

In amore, Gruppo di scrittura, La leggerezza della gioventù on 13 gennaio 2010 at 16:39

Ah no! Questa non se l’era aspettata. Non proprio a lui, che su queste cose non mancava certo di esperienza. Tutto avrebbe pensato, ma non di finire… finire non era il termine giusto… piuttosto di farsi travolgere da quella situazione.
Per essere carina era carina. Ma non era proprio questa la ragione principale. A vederla tra le altre colleghe dell’ufficio amministrativo si capiva subito che non c’erano paragoni. Il nuovo arrivo gli aveva subito dato motivo di fermarsi un po’ di più in quell’ufficio e di chiedere informazioni alle altre. E già questo era strano. Di regola sarebbe andato direttamente dall’interessata per fare conoscenza senza provare nessun timore o esitazione.
Pensandoci bene, lei, aveva fin da subito messo in subbuglio tutta la parte maschile dell’ufficio vendite. Tutti passavano con qualche carta e qualche richiesta poco plausibile nel suo ufficio solo per vederla o almeno per scambiare assieme qualche parola.
Era davvero gentile, in realtà anche con lui era stata simpaticamente accogliente, a parte il fatto che lo tenesse a distanza con quel lei rispettoso che gli sembrava un po’ eccessivo. Però faceva così con tutti e questo gli aveva fatto dubitare che forse era solo il suo sistema per essere corteggiata e soddisfare così il desiderio di piacere. A chi non piace piacere a tutti? E poi ad una donna… magari anche bella (anche solo carina per quello) piacere doveva essere una priorità.
Insomma fin dall’inizio aveva tentato di farsi notare da lei, anche lui aveva girato con documenti e ordini che potevano anche essere passati dal fattorino, ma entrare nel suo ufficio era qualcosa che non riusciva ad evitare. Certo era simpatica e quando sorrideva le uscivano due fossette che facevano aumentare i battiti cardiaci. Ma era una ragazza con un “certo che”, un’aria seriosa che la rendeva irraggiungibile. Non che fosse spocchiosa, anzi, ma aveva quell’aria che ti dice di non oltrepassare il limite. A lui quel tipo di donna non piaceva proprio. I “limiti” non entravano nel suo modo di concepire una donna. Lui andava subito al sodo: un invito era quello che era, nessuna donna poteva fraintendere e lui su questo ci faceva conto.
Ma lei lo aveva messo subito in imbarazzo. Si era chiesto già un sacco di volte perché. Tutto sommato non si era nemmeno dato delle risposte. Una donna era una donna, non c’era niente da chiedersi. Lui aveva sempre pronte le sue belle giustificazioni, anche se poi non servivano a niente. Nessuna aveva chiesto molto di più da lui. Magari proprio nessuna no. C’era stata Barbara, sua moglie e Marilisa che aveva tentato di farlo fesso ed era stato un momentaccio, lei non la finiva più di piangere e di minacciare. Lui l’aveva strapazzata. Ma cosa avrebbe dovuto fare lui? Lei era comunque sposata con quel tonto di suo marito, e poi il bambino aveva la stessa aria tonta di lui. In ogni caso non poteva pretendere niente, anche lui era sposato, e tutto sommato non aveva nessuna voglia di affrontare problemi che includessero altre donne.
Ma quella sua nuova collega era davvero carina. Per lui questo non era determinante. Gli sembrava anche intelligente e preparata. Ma per lui ci volevano altre qualità, anzi l’intelligenza non occupava nessun posto tra le sue priorità. Tutto sommato, le brave ragazze le aveva sempre evitate. Vuoi mettere una donna che sa quel che vuole e che non perde tempo in preamboli? Ne aveva passate di donne, anche tra le colleghe c’era stato un certo movimento, ma poi, per fortuna, una si era licenziata e l’altra l’avevano spostata in un’altra sede.
Ad onor del vero si dovrebbero evitare i rapporti nel posto di lavoro. Le complicazioni possono essere infinite, lui ci stava attento, mai con una come lei, era chiaro il principio. Lei non era la ragazza da provarci. Magari gli avrebbe anche risposto picche. Sia chiaro che a lui, tutto sommato, non piaceva sinceramente più di tanto. Che serviva ragionarci sopra?
La colpa era stata di Giorgio, il suo collega dell’ufficio pubblicità. Era da giorni che blaterava intorno alle sue sofferenze d’amore. Giorgio era simpatico, passavano il lunedì a ragionare sul calcio e sulla loro squadra del cuore, erano buoni amici pur se non erano proprio dello stesso stampo. Per esempio, per Giorgio essere sfacciato non era il suo forte, l’insicurezza lo rendeva timido e impacciato. Per questo gli si era rivolto e gli aveva chiesto di perorare la sua causa. Gli aveva detto: “Dai Piero, fammi il favore. Sono notti che non riesco a chiudere occhio. Non faccio che pensare a Silvia. E’ troppo bella… è troppo dolce! Entro nell’ ufficio e il suo profumo mi tira pazzo. Non riesco a dirle neanche una parola, mi confondo, balbetto, arrossisco… mi sembra di essere un ragazzino di fronte ad un’interrogazione da cui dipende la vita e alla quale non sa dare la risposta. Ti prego, parlaci tu. Tu sei uno pratico. Sei un amico. Tu con le donne sai come fare, cosa dire. Tu sei uno che non si lascia intimidire. Parlale di me, dille che ci ho perso la testa assieme alla tranquillità… insomma dille quello che vuoi, qualsiasi scusa va bene, purché… purché mi dia una semplice speranza, un appuntamento, un qualcosa che sia accorgersi di me. Dai Piero, ti prego!”
Beh! per un amico avrebbe fatto anche questo sacrificio. Parlare di sacrificio era un po’ troppo, comunque per un amico l’avrebbe fatto, certo, a lui non sarebbe costato niente.
Silvia, avrei bisogno di parlarti. E’ una cosa che mi è stata chiesta di dirti, no, non c’entra con il lavoro, ma è una cosa delicata che preferisco trattare fuori di qui. Non preoccuparti, io voglio dire che sono solo un ambasciatore. Ti spiace se ci vediamo domani pomeriggio al parco? Domani non si lavora e una passeggiata al parco ci farà anche bene. Magari ti offro un gelato.”
Si era organizzato per le 3 di pomeriggio davanti all’ingresso del labirinto. Non si ricordava bene, però gli sembrava di esserci stato quando era un bambino e forse per quello non ci era tornato più; ricordava vagamente di aver provato una certa sensazione di confusione e disorientamento. Ma forse era solo la sua fantasia e il labirinto non c’entrava per niente.
Silvia era rimasta stupita di quell’invito. Chissà cosa gli doveva dire il ragionier Cesani. Non ci voleva molto per capire che lui con lei non sembrava proprio a suo agio. Veramente nemmeno lei si sentiva a proprio agio a parlare con lui. Sarà per la fama che si portava appresso… Le colleghe non finivano mai di spettegolare. E Cesani qui e Cesani lì. E le avventure note e quelle presunte. E la santa donna di sua moglie, che per qualcuna era una poco di buono che lo cornificava ad ogni trasferta di lavoro. Insomma un gran parlare, quasi che per molte di loro ci fosse stato un interesse morboso o che andava al di là della semplice curiosità. Lei non ci prestava attenzione, erano solo ciance da ufficio. Lui comunque era stato più che corretto con lei, mai un tentativo di superare la linea che delimita la cordialità tra colleghi, mai un discorso che celasse un sottinteso. Tutto sommato pensava di essere per lui più o meno una collega come le altre, per la quale non provava alcun interesse particolare. Ma come mai quell’imbarazzo, che cosa avrebbe dovuto dirle di così importante da portarlo ad invitarla al parco?
Quella notte Piero l’aveva passata ad organizzare un discorso che mostrasse apertamente il suo disinteresse e che facesse gioco a Giorgio. Però questo Giorgio mica era furbo. Se ti interessa una donna devi andarci diretto, mica far mediare ad un amico. Metti che l’amico ne approfitti. E poi loro tanto amici non erano proprio. Non si capisce perché l’avesse chiesto proprio a lui. Va bene l’esperienza, ma lui se l’era fatta sul campo, mica l’aveva fatta fare a qualcun altro. Giorgio sembrava proprio cotto a puntino. E sì che era single e avrebbe potuto saltare la cavallina come e quando poteva. Ma che ci aveva quella Silvia per averlo ridotto ad una gelatina tremebonda? Si era giocato la dignità, ma anche l’orgoglio con quella ragazza. Fosse stata almeno una che prometteva di dargliela subito. A pensarci, l’idea gli provocava un bel po’ di fastidio. Silvia mica gliela poteva dare così, solo perché Giorgio era giovane e single… e magari alla fine l’avrebbe anche sposata. Mica era di quella pasta la Silvia. Non era una da confondere con le altre… almeno così gli pareva. Eppure le donne sono tutte uguali, cercano il gonzo che le sposi, così era stato con Barbara, sua moglie e così aveva tentato di fare Marilisa, con la scusa del marmocchio, ma quella volta aveva fatto gonzo il marito, mica lui. Silvia invece era sicuramente diversa e di Giorgio non le doveva importare niente, lui lo sapeva, se lo sentiva dentro. Silvia si aspettava di più, meritava di più, magari un uomo più grande, magari uno più esperto, certamente uno che sapesse farci con le donne, per esempio uno come… I pensieri si accavallavano e si intrecciavano come serpenti nella sua mente, mentre Barbara dormiva sempre con quell’aria da eterna scontenta dipinta sul viso. Era chiaro che doveva tenersi a mente che a lui una come Silvia non interessava proprio. Le donne sue erano donne divertenti, senza problemi, magari un po’ licenziose o meglio si poteva dire che erano donne più generose. Soprattutto non dovevano scombussolargli la vita. Mica aveva voglia di rogne lui. Mica era un gonzo lui…
Piero vide Silvia arrivare dal Viale dei Tigli, era davvero bella con quel suo abitino corto chiaro che le metteva in evidenza l’abbronzatura delle braccia e delle gambe e portava i capelli biondi sciolti che le coprivano a tratti il viso. Sembrava più misteriosa, sembrava diversa dal solito. Attorno a lei aleggiava quel profumo di pulito che… Pietro si rimescolava tutto dentro e cercava il coraggio di fingersi disinteressato.
Proviamo il labirinto? E’ da una vita che non ci vado. Intanto mentre cerchiamo la strada per arrivare alla torre, posso dirti quello che ti dovevo dire.”
Silvia pareva incerta. Non aveva la solita naturalezza che lui vedeva tutti i giorni in ufficio. “Ma che hai? Forse hai paura di farti vedere da un fidanzato geloso? Guarda che con me non corri nessun pericolo. Io sono sposato e…” Mentre diceva quelle parole, gli era preso un po’ di rimorso. Sì, certo lui era sposato, ma mica era uno stupido però. Così si incamminarono verso i meandri del labirinto parlando del più e del meno e ridendo sulle storie dei colleghi che avevano fatto casini durante certe trasferte. Silvia sembrava essere rassicurata dal cameratismo che si era instaurato tra di loro. Cosa strana era lei a condurre nel labirinto, sembrava dotata di un radar e non prendeva mai la strada sbagliata. Piero la guardava con la coda dell’occhio e nella luce del sole di quel pomeriggio schermato dai bossi la trovava stupenda. Silvia non era fatta per Giorgio. Che cosa si era messo in testa quel cretino. Lei era fatta per un uomo speciale. Se la sognasse pure Giorgio, non l’avrebbe avuta mai. Anzi ci stesse attento quando parlava di lei, non glielo avrebbe permesso più di farlo. Piero sudava e si sentiva davvero disorientato e confuso. Tutta colpa di quel maledetto labirinto comunque. Ma adesso che erano alla torre Piero non sapeva più cosa dire. “Senti Silvia ti ho chiesto di venire perché dovevo chiederti una cosa… ma adesso non so come dirtela… insomma mi è difficile spiegarti… vedi io… tu… insomma… non so come mai, sinceramente è al di fuori di ogni ragione… sinceramente credo non mi sia mai capitato, ma… mi permetti di darti un bacio?”
Aveva parlato in fretta, smozzicando le parole, gli girava la testa e aveva il fiatone come se avesse fatto una maratona. Ci stava facendo una figura da sfigato. Non era colpa di Silvia, non era per quel suo silenzio, ma era solo colpa di quel maledetto labirinto lì.

  1. I labirinti più accidentati, irrisolvibili, gli enigmi più grandi, sono sempre dentro di noi; sono i percorsi della mente. Piero è un soggetto perfettamente credibile, il suo profilo è fatto di carne e dubbi, confusione. Prepara una scelta inseguendo una certezza che coltiva nell’incertezza. Quello che lascia curiosità è la risposta di Silvia, ma il post finisce prima della fine e lascia quella domanda.

    • La risposta di Silvia non è importante. Ci sono molti uomini che pensano di essere infallibili, pensano di poter tutto senza mai bruciarsi le dita. Poi nella realtà le cose vanno diversamente. I rischi sono infiniti, anche senza averlo voluto veramente. Le donne poi in genere sono limitate dalla loro educazione, ma spesso si trovano in contingenze simili e a volte subiscono maggiormente i danni, a volte sono loro stesse che si producono danni terribili perchè non riescono a separare il sesso dall’amore. Quest’uomo sta nel mezzo, crede di poterlo fare, ma alla fine per un’attrazione, che potrebbe anche diventare amore, tradisce un quasi amico e tradirebbe volentieri una moglie.
      Casi della vita 🙂
      Ross

      • La moglie già la tradiva, perché farsene motivo di angustie. No! hai ragione, ai fini della storia non conta la risposta di Silvia. Conta nel commento per dare un seguito all’osservazione. Di Piero e Silvia è pieno il mondo. Cambiano le risposte. Ogni Silvia ha la sua e da quella nasce quella storia.

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