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La cacciata dei videofagi

In Disimpegno on 11 gennaio 2010 at 15:52

Era da un po’ di tempo che erano caduti sulla Terra. Non era un eufemismo, per cadere si intende proprio caduti. Un tuffo dallo spazio e puffff, erano finiti dritti dritti in una discarica di Cesano Maderno. Non un posto accogliente, a dirla tutta puzzava da far paura. Per loro comunque era stata una manna dal cielo. Si erano subito dati da fare per ricoprire l’astronave con un po’ di pattume di prima qualità, come farebbe correttamente un extraterrestre in incognito. La Terra era stata la loro ultima spiaggia. Non c’era nessun pianeta nei pressi che potesse riceverli con altrettanta benevolenza. Durante il lungo viaggio dal loro pianeta Videos si erano informati per bene. La Terra aveva delle ottime prerogative, anche qui regnava un sistema videocratico apprezzabile. Non c’erano problemi per nutrire la loro fame, avrebbero trovato pane per i loro denti.
Non che la Terra fosse stata proprio la loro prima scelta, ma alcune informazioni la davano tra i pianeti “pappabili” e poi avevano anche captato dal loro televideo gigante che negli ultimi tempi, qui, erano apprezzati gli omini verdi. I videofagi per essere minimi lo erano senza dubbio e indubbiamente erano anche di una bella tinta verde cravatta.
Di primo acchito avevano deciso di confondersi con la folla del mercato rionale, intanto per familiarizzare con il luogo e con gli autoctoni. Speravano di trovare, tra le bancarelle, qualcosa che potesse soddisfare il loro appetito insaziabile. Già non era facile rendere compatibile la loro fame con l’esistenza di un pianeta e il mantenimento del suo habitat naturale. Era già la seconda volta che si trovavano a dover fare i conti con la loro voracità. Il primo pianeta Divudì era stato spazzato via nell’arco di un pugno d’anni, quello che era venuto poi, ossia Videos, era resistito di più, ma lì la fortuna li aveva assistiti, merito dei pirati multimediali i quali sapevano, come da nome, “piratare” una infinità di video di tutti i generi.
Ora però erano stati costretti a migrare. A Videos le risorse alimentari stavano esaurendosi a grande velocità, oramai l’unica possibilità era raggiungere un pianeta alternativo dove vigesse la legge del video facile. Un luogo dove ci fossero dei videocrati al potere e che la produzione di programmi televisivi e cinematografici fosse funzionale alla videocrazia. Al mercato degli “o’ bei o’ bei” i nostri voraci extraterrestri avevano cominciato a sottrarre merce nelle bancarelle controllati a vista dagli indigeni del luogo. Davvero non era gente che sembrava essere troppo ospitale. Il colore verde in effetti sembrava non aiutare troppo la loro mimetizzazione. Tra le bancarelle si aggiravano solo uomini che erano più che altro vestiti di verde, mica giravano nudi e con una pelle da ramarro come loro.
Infatti nel giro di poco tempo i terrestri che si chiamavano fra di loro fratelli padani, organizzarono una specie di festa alla quale invitarono i loro traduttori che sulla terra si chiamano “ronde” e i ramarri di Videos e al grido di “Fuori i musiverdi” “Verdone torna a ca’ tua” e “Sporchi verdi” a suon di randellate li accompagnarono in discarica.
I poveri immigrati clandestini s’imbarcarono nell’astronave che li aveva portati sulla Terra e che più che “nave” pareva una “carretta” dei cieli e se ne tornarono tra gli astri in cerca di un buon luogo dove trovare un po’ di pace e un po’ di cibo da mangiare.
Sotto sotto non erano così tristi di essere stati cacciati. Non c’era voluto molto per capire, al di là di ogni possibile dubbio, che tutto ciò che avevano messo sotto i denti aveva un unico sapore spiacevole che nel loro lontano pianeta, Videos, avrebbero chiamato liberamente “cacca”.