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15) Il cacciatore di aquiloni

In Un libro al giorno on 22 giugno 2010 at 12:00

Sono diventato la persona che sono oggi all’età di dodici anni, in una gelida giornata invernale del 1975. Ricordo il momento preciso: ero accovacciato dietro un muro di argilla mezzo diroccato e sbirciavo di nascosto nel vicolo lungo il torrente ghiacciato. È stato tanto tempo fa. Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente. Sono ventisei anni che sbircio di nascosto in quel vicolo deserto. Oggi me ne rendo conto. Nell’estate del 2001 mi telefonò dal Pakistan il mio amico Rahim Khan. Mi chiese di andarlo a trovare. In piedi in cucina, il ricevitore incollato all’orecchio, sapevo che in linea non c’era solo Rahim Khan. C’era anche il mio passato di peccati non espiati.

Soluzione

Titolo: Il cacciatore di aquiloni

Autore: Kaled Hosseini

Trama:

Il cacciatore d’aquiloni è un romanzo ambientato in Afghanistan e racconta la storia di due bambini di diverse etnie.

Il primo è Amir, l’io narrante, un ragazzo afgano di etnia Pashtun; il secondo è Hassan, di etnia “hazara”, che, insieme al padre Ali, presta servizio nella casa di Amir.

I due figli sono praticamente coetanei e crescono assieme, nella città di Kabul; la loro più grande passione è partecipare all’evento del quartiere: la caccia agli aquiloni. Lo scopo di questo gioco è tagliare, per mezzo del proprio aquilone, il filo di quello degli altri giocatori: chi taglia il penultimo aquilone rimasto in aria e riesce poi a recuperarlo una volta che sia caduto a terra ha vinto la competizione.

Nonostante Hassan sia il più bravo cacciatore di aquiloni di Kabul, i due non riescono ad avere successo, finché, al suo dodicesimo anno di età, Amir riesce finalmente a vincere la gara, restando l’unico aquilone in piedi. Alla sua vittoria suo padre Baba si sente fiero di lui per la prima volta. Restava tuttavia da recuperare l’aquilone che Amir aveva tagliato al momento della vittoria, per portarlo in trofeo. Hassan si mette subito sulle sue tracce e riesce a recuperarlo, ma si imbatte in tre ragazzi più grandi, che i due amici avevano già incontrato una volta, e il capo dei quali, Assef, è animato da odio razziale per l’etnia di Hassan. Quella volta Hassan, per proteggere il suo padroncino, aveva minacciato i ragazzacci con una fionda ed era riuscito a sfuggire loro. Ma ora questi ultimi, vedendolo solo, si vendicano di lui, violentandolo, e lasciandogli in cambio l’aquilone. Amir assiste al fatto di nascosto, ma per timore di vedersi sfuggire l’aquilone, cioè il trofeo con cui sperava di conquistare definitivamente la fiducia di suo padre, non interviene per salvare l’amico. Dopo questo avvenimento Amir si sentirà in colpa, e cercherà di allontanarsi da Hassan per evitare i rimorsi che la sua presenza desta in lui. E farà in modo di mandar via dalla sua casa Hassan, insieme a suo padre Ali, accusandolo di un furto ai propri danni che Amir stesso in realtà aveva simulato.

Nel 1981, durante l’invasione russa in Afganistan, Amir e suo padre scappano in California, negli USA, passando per paesi intermedi dove Baba, nel tentativo di salvare una donna dallo stupro, rischia di essere ucciso da un soldato russo.

Arrivati in America, Amir trascorre la sua giovinezza laureandosi in letteratura inglese e coronando così il suo sogno, mentre Baba lavora presso un distributore di benzina. Qui Amir si innamora di una ragazza di nome Soraya, figlia di un ex generale afgano, e con l’aiuto del padre la sposa. Poco tempo dopo il matrimonio però Baba si ammala e muore di cancro ai polmoni, nel 1986.

Nel 2001 l’amico di suo padre Rahim Khan, che era rimasto a Kabul, gli chiede di fargli visita perché deve dargli notizie di Hassan. Amir arriva in aereo fino in Pakistan. Arrivato a Peshawar, incontra l’amico di famiglia, che gli riferisce la morte di Hassan, ucciso dai Talebani mentre proteggeva la sua abitazione a Kabul. Ma Amir scopre anche che Hassan ha avuto un figlio, Sohrab, che in realtà è suo nipote: infatti Hassan e Amir sono fratelli avendo come unico padre Baba. Scioccato, Amir decide di cercare suo nipote, con l’aiuto di Farid, un amico di Rahim Khan. Essi si travestono da Talebani, mimetizzandosi così per tornare in Afganistan; alcune tracce li conducono fino ad un edificio utilizzato come orfanotrofio. Qui essi scoprono che un Talebano diverse volte era venuto a prendersi bambini e bambine, che quasi mai tornavano. Così Amir e Farid continuano a cercare il bambino in un fortino controllato dai miliziani. Qui incontra il comandante, che è Assef, uno dei ragazzi che aveva violentato Hassan quando era bambino. Il comandante riconosce Amir, e incomincia così una lotta tra loro. I due fanno un patto secondo il quale se Amir avesse vinto avrebbe potuto prendersi Sohrab senza l’intervento delle guardie. Sohrab, trovando Amir in difficoltà, proprio come il padre molti anni prima, punta una fionda contro l’ufficiale e lo acceca. Amir poi prende suo nipote e insieme scappano dal fortino inseguiti dai Talebani. Passato il confine con il Pakistan, sono entrambi salvi. Amir dopo questa lotta va in ospedale e così comincia a nascere la fiducia tra lui e il bambino.

A Islamabad Amir cerca di ottenere l’adozione di Sohrab dall’ambasciata americana, ma capisce che è praticamente impossibile. Lo comunica al bambino che per paura di dover tornare in orfanotrofio tenta il suicidio. I medici lo salvano ed è un nuovo senso di colpa per Amir. Dopo aver risolto la pratica del visto e dell’adozione grazie a sua moglie, Amir torna con Sohrab in America. Qui Amir inizia il lungo e doloroso processo perché Sohrab dimentichi gli abusi subiti ed inizi una nuova vita con loro e gli aquiloni in California.

(da Wikipedia)

  1. Kaled Hosseini ha una sensibilità rara, il Cacciatore di aquiloni e Mille splendidi soli sono due libri indimenticabili.

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