rossaurashani

Le cadute del PD

In Gruppo di discussione politica., politica, Sinistra e dintorni on 14 dicembre 2008 at 21:11

C’è ancora spazio per un partito riformatore, alternativa di governo?

Il PD, dopo le elezioni, ha perduto lo slancio di rinnovamento che aveva dimostrato nella campagna elettorale. Non si sono fatti passi in avanti significativi verso la definizione di una identità nuova e forte. Al contrario hanno ripreso piede i personalismi dei leader, le manovre interne, sono fiorite (si fa per dire) le correnti. Si sono consolidate le cordate, i gruppi chiusi del potere nazionale e locale.

La forza della legittimazione democratica per il nuovo partito, che l’attuale gruppo dirigente, in tutte le sue componenti, giustamente cercava – ed ha ottenuto – attraverso le primarie, é stata in misura notevole vanificata, in modo sostanzialmente analogo a come é stata vanificato, due volte, il mandato ricevuto dall’elettorato a governare il paese.

La manifestazione di Roma del 25 ottobre ha dimostrato che esiste ancora una forza di massa che non si rassegna alla restaurazione berlusconiana, che è capace di esprimere le attese e le speranze di una parte consistente della società, ma il partito è palesemente inadeguato a recepirla e a tradurla in proposta politica.

La enfasi iniziale sulla democrazia e sul rinnovamento è stata messa in sordina, gli organismi eletti sono risultati alla prova dei fatti – ma era già ben prevedibile fin dalla loro creazione – pletorici ed ininfluenti, le logiche oligarchiche hanno ripreso il sopravvento. In conseguenza l’entusiasmo iniziale si è di molto affievolito, la credibilità del partito è caduta, il suo consenso sociale si è indebolito.

Sta cedendo la seconda linea

Dopo esserci giocati il governo, stiamo bruciando anche la “seconda linea”, quella della costruzione del partito nuovo della democrazia italiana. Continua la pervicace, inverosimile sottovalutazione del pericolo, continuano le vertiginose incertezze strategiche, si allargano i vuoti di presenza politica. Questa particolare “conformazione antropologica”, socialmente e culturalmente statica, che guida il partito a tutti i livelli sembra non volere o non potere andare oltre questo quadro negativo foriero di altre sconfitte.

E anche la terza…

Con la “seconda linea” sta saltando anche la “terza linea”, cioè l’insediamento nel potere locale, la più grande riserva di risorse del PD, mai venuta meno anche nei tempi difficili. La sconfitta di Rutelli, il ritiro di Cofferati da Bologna, le sparate assurde di Cacciari, le estemporanee prese di posizione di Chiamparino, la permanenza di Bassolino oltre ogni limite di decenza sulla poltrona di presidente della Campania, hanno un forte significato simbolico: indicano la fine della speranza di costruire una politica nazionale per estensione del “buon governo” locale (partito del fare), la crisi del presupposto, che era sì tutto ideologico – secondo cui sarebbe possibile costruire una politica sul “fare” e non, all’opposto, il fare su una politica – ed aveva perciò – come si dice – il fiato corto, ma la cui pratica, per un certo tempo ha dato anche buoni frutti. La drammatica perdita di Roma è stata solo l’inizio della frana<!–[if !supportFootnotes]–>[1]<!–[endif]–>.

In questo contesto il movimento contro il decreto Gelmini e la grande manifestazione del PD di Roma del 25 ottobre cambiano – ad essere ottimisti – solo parzialmente il clima politico. Mettono un po’ in difficoltà Berlusconi, in quanto sono segni che non tutto il paese si è rassegnato, ma non ci si può illudere che bastino ad invertire la tendenza profonda. Dopo la terza linea non c’è più nulla.


<!–[if !supportFootnotes]–>[1]<!–[endif]–> Non è possibile in alcun modo enfatizzare i recenti risultati di Trento, che vanno interpretati in chiave prettamente locale. E’ da segnalare invece, in concomitanza con l’aggravamento della situazione interna al PD, il revival della proposta, a dire poco dissennata, del “Partito del Nord” .

………..

Da un documento politico per il PD di Alberto Mandricardo

  1. presto cambierà nome PDT poco di tutto
    Poca opposizione, poca personalità, poca partecipazione, insomma poco di tutto, appunto.

    Avranno imparato? speriamo
    ciao

  2. Non vorrei che prima o dopo si trasformasse in PDL e non sarebbe una cosa tanto inaspettata. Come si fa a finire così male.

    Beh in cambio la sinistra (l’altra) sta ancora peggio, leggi i due post che trovi cliccando sul link Fidicami l’antipatico ma non troppo
    http://l-antipatico.blogspot.com/
    e trovi un’altra bella storia legata al PRC e ai suoi convegni….. dimmi che ne pensi.

    Ciao Ross

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